I Bagnanti di Andrea Mancini

166Arte presenta ‘I bagnanti’ opere di Andrea Mancini realizzate tra il 2011 ed il 2013, che resteranno in esposizione per tutto il mese di agosto allo spazio espositivo di Via Cavour.
Sull’opera di Andrea Mancini, scrive Francesco Recami: “Vorrei poter fare con la narrazione quello che riesce ad Andrea Mancini con la pittura. Dettagli di masse di bagnanti accalcati ed estraniati su spiagge che non si vedono, perché la visione è radente come quella dei bagnanti stessi, il loro sguardo va lontano, nonostante siano costretti ad una vicinanza inconsueta ed etologicamente inaccettabile con altre persone: quello dei Bagnanti è un iper-realismo quasi seriale, veloce e sintetico, dove il dettaglio è ancora più estraniante del totale.
Non si tratta di scene perché non succede niente, sono fissati istanti di niente: persone che non si sa chi siano, cosa facciano, perché lo facciano, e a che cosa pensino. Sono al mare per divertirsi, distrarsi, rilassarsi, ma nulla di tutto ciò sembra accadere. Nessuno ha una storia dietro di sé né una storia davanti a sé, che sta per cominciare. Una pittura antinarrativa: può invece una narrazione essere antinarrativa? Qui alcuni telefonano, altri guardano davanti a sé, altri si mettono la crema, in realtà tutte queste persone aspettano soltanto che il tempo passi, ma il tempo non passa perché si è fermato. Le pennellate di luce danno e tolgono senso a questi individui, ammassati come copertoni in una discarica.
Il pennello è apparentemente distratto e sicuramente veloce, le magistrali sgranture creano un effetto di ulteriore straniamento, oltre a quello ottenuto con l’estrapolazione del dettaglio. Le sagome vanno a creare delle composizioni plastiche quasi astratte, eppure la pittura mi pare dichiaratamente esistenzialista: come può un bagnante non provare un senso di nausea sartriana per i contorni della realtà senza definizione che ha intorno? Eppure il bagnante è contento di sé, almeno questo è quello che dice al telefonino.
Sarebbe bello nella narrazione riuscire a dilatare il tempo fermandolo come fa Andrea Mancini e comporre narrazioni antinarrativiste di questo tipo, negli anni sessanta ne hanno fatte tante, ma poi sono naufragate perché il pubblico, i bagnanti stessi, non vogliono sapere dove sono e che cosa fanno, cioè niente.”- (Francesco Recami, 2013)

 

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